Mi chiamo Erika Nerevia, e la mia storia nasce tra le colline della
campagna fiorentina, dove la terra profuma di erbe selvatiche, pioggia d’estate e pane appena sfornato.
Qui ho imparato a camminare tra i filari e i boschi, ma soprattutto ad
ascoltare. La mia prima scuola è stata la cucina di mia nonna, il suo grembiule intriso di aromi, i suoi
racconti intrecciati alle stagioni. Con lei ho appreso che ogni pianta ha una voce, ogni gesto una
memoria, ogni rimedio un’intenzione. Era una donna silenziosa, ma quando toccava le erbe o impastava il
pane, sembrava parlare con il mondo invisibile.
Accanto a lei, mia zia materna, spirito vivace e curioso, mi ha insegnato
ad amare la Luna, i tarocchi, i sogni. Era lei a portarmi fuori la notte, a mostrarmi le costellazioni,
a parlarmi di energie sottili e poteri che non si vedono ma si sentono. Insieme mi hanno donato radici e
ali: la concretezza dei rimedi contadini e la leggerezza della visione spirituale.
Scrivo per onorare il loro sapere — che non veniva dai libri, ma dalle
mani, dall’intuito e dalla Terra. Scrivo per chi, come me, sente il richiamo delle origini, della natura
e della magia quotidiana. Ogni parola è un filo del tessuto che mi hanno lasciato: un incantesimo
semplice, fatto di gesti d’amore e connessione profonda con ciò che vive.